L’icona si trova alla parete di uno dei corridoi dell’istituto, vicino alla bacheca e alla sala degli studenti, in un luogo di passaggio e di dialogo fra i frequentatori dello Studio teologico. Non è quindi destinata direttamente ad un utilizzo propriamente liturgico, è piuttosto un’icona in un certo senso “domestica”, come ce ne sono nelle case d’Oriente. In queste, infatti, c’è sempre un angolo bello da cui, attraverso l’icona, lo sguardo di Dio veglia sulla famiglia e su ciò che accade nella casa. E’ questo uno dei significati dell’icona. Non siamo noi a guardare l’icona, ma è l’icona a guardare noi e ad aprirci alla realtà del mondo di Dio.
Essa è nata dal desiderio di legare due aspetti dello STI: la sede dell’istituto è un antico convento francescano e la sua finalità è di iniziare allo studio della teologia i futuri sacerdoti. L’evento che poteva tenere insieme queste due realtà è stato intravisto nell’episodio che narra di una lettera scritta da san Francesco e indirizzata al fratello Antonio. Poche righe nelle quali il poverello di Assisi dava al frate portoghese la possibilità di insegnare teologia ai frati, purché non si estinguesse in loro lo spirito di orazione.
L’icona misura 100 cm di base x 150 cm di altezza, ed ha la forma di un quadrato su cui è appoggiato un semicerchio con un raggio di 50 cm. Il lato superiore è circolare per richiamare la forma della parete ad arco nella quale verrà inserita. Si notano chiaramente due parti. Quella in basso e a sinistra (dell’osservatore) dove riconosciamo Francesco che detta la lettera per Antonio a un altro frate seduto più in basso ai suoi piedi. Poi una seconda parte in alto e a destra dove riconosciamo Antonio e altre scene della sua vita. In basso l’immagine dell’attuale STI, e al centro dell’icona (si potrebbero, infatti, tracciare le diagonali del rettangolo nel quale è inscritta la forma) la parte centrale dell’epistola. Inoltre la cornice non racchiude tutta l’immagine. La zona in alto a sinistra dove troviamo tutto l’oro è la zona “dell’intervento divino” che entra nel racconto ispirandolo.